Questo cuntu nasce dall’ultimo viaggio da carrettiere di Nonno Pippinu, il giorno prima che aprisse con Nonna Nina la Taverna di Salita Valenza a Monreale.
Era un caldo pomeriggio d’autunno del 1938, vigilia della seconda Guerra Mondiale, Nonno Pippinu stava percorrendo una trazzera che da Castelvetrano portava ad Alcamo. Il carretto era pieno di botti di vino e fusti di ogghiù r’aliva (olio di olive), e Ninuzzu (il cavallo nero che trainava il carretto) era molto stanco visto che era in viaggio sin dalle prime ore dell’alba. Così giunti nel tratto tra Trapani e Salemi, decide di fermarsi in un abbeveratoio per far dissetare il cavallo.
Seduto in silenzio sul muretto vide sotto la grande vasca un giovane vestito di tutto punto ma dall’aspetto triste, pensieroso e un po’ sconsolato. Incuriosito dal ragazzo gli chiese come potesse aiutarlo mettendosi a sua disposizione.
Il moro Nofriu (Onofrio) come se avesse ricevuto la manna dal cielo, si alzò e accarezzando Ninuzzu, cominciò a raccontare la sua travagliata storia d’amore con la bella Nicuzza, figlia di Don Cosimo, ricco produttore di vino di Salemi, che non accettava la storia d’amore con Nofriu, figlio di Mommo (Girolamo), becchino del paese vicino.
Nonno Pippinu decise di aiutarlo e volle conoscere la sua famiglia che gli fece tanta simpatia contrariamente a quello che la gente in paese pensava di loro, visti come portatori di sfortuna a causa del mestiere di becchino. Il giorno successivo andò a trovare Don Cosimo che conosceva e che lo accolse calorosamente dicendo : Pippinu chi preju, assái tiempu chi nun ni videmu, comu pozzu onorare a to presenza e a to visita a me casa ? (Non ci vediamo da molto tempo, come posso onorare la tua presenza e la tua visita a casa mia?).
Quando Don Cosimo capì la ragione della visita si tracancciò (impallidì).
L’incontro durò a lungo e ci vollero alcuni giorni prima che si convincesse ad accettare il giovane Nofriu come genero.
Nonno Pippinu fece da garante sulla vicenda, diede la cosiddetta “parola d’onore” affinché l’innamorato s’impegnasse a lavorare con il suocero nella sua tenuta. Con il tempo Don Cosimo accettò la famiglia di Nofriu, divennero amici e strinsero il “comparatico” (un legame dal valore quasi “sacro”, basato sulla fiducia e il rispetto, in Sicilia è una tradizione antica, ancora viva in diversi paesi).
I due giovani si sposarono, ebbero tre figli e la primogenita Salina venne battezzata da Nonno Pippinu e Nonna Nina.