La Pasta di Sasizzedda

Un altro viaggio nel gusto siculo con questo primo piatto diventato una delle proposte giornaliere della Taverna di Salita Valenza

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Nonno Pippinu era abituato tutte le mattine ad alzarsi prima dell’alba, per dedicarsi ai suoi 3 grandi amori: il cardellino Fofò, la canuzza Giulidda, e il suo amato cavallo nero Ninuzzu. Solo dopo aver badato ai tre amici  “spicciava”(sbrigava) tutte le cose che avevano a che fare con la taverna di Monreale.

 

Una mattina parte di fretta per Palermo per incontrare un amico “chianchiere” (macellaio), che aveva dei maialini di Castelbuono da vendergli per la taverna. Giunto in città al mercato di Ballaró, entra nella bottega di Totò detto “Sasizzedda” (soprannominato così per la speciale salsiccia che preparava), ma anziché trovarlo come sempre indaffarato a lavoro con il suo grande coltello da taglio, lo scopre che piangeva con la testa appoggiata sulla “chianca” (bancone). Naturalmente si allarmò e gli chiese cosa fosse successo.

 

Il figlio “mezzano” (figlio intermedio fra il maggiore e il minore) di nome Fulì (Filippo) che lavorava con lui, aveva “ncuitatu” (infastidito) con corteggiamenti amorosi una ragazza, figlia di Don Iachino (Gioacchino) che era un malandrino di spessore. Fulì era stato prelevato con forza da due uomini e non si avevano più sue notizie.

 

Nonno Pippinu uscito dalla macelleria di Totò pensava alla situazione e al guaio in cui si era cacciato il giovane Fulì. Voleva aiutarli ma la situazione che doveva affrontare era alquanto delicata e pericolosa. Tra i numerosi clienti che aveva pensò di rivolgersi a Don Mariano, persona rispettosa e con tante conoscenze nel palermitano. Lo invitò a pranzo e tra un piatto di “maccarruna” (maccheroni) con salsiccia e un bicchiere di vino, gli chiese come poteva parlare con Don Iachino, per avere notizie del giovane Fulì.

 

Don Mariano si mise a disposizione e disse a Nonno Pippinu che l’avrebbe aggiornato di lì a breve.

Due giorni dopo, a pranzo, si presentarono in Taverna tre uomini, di cui uno con un aspetto molto curato, il suo sigaro emanava un profumo intenso e particolare, si accomodarono al tavolo, e l’uomo dall’aria da sparviero e dal sigaro profumato, disse a Nonno Pippinu: “Don Iachino cosa può fare per “vossia”(voi) ?”

Gli uomini di Don Iachino dissero a Nonno Pippinu di stare tranquillo, che al giovane Fulì non sarebbe successo nulla di grave, anzi il loro “padrone” aveva apprezzato il valore e il coraggio del giovane nello sfidarlo. Fulì si trovava nelle campagne di Partinico, nella tenuta di Don Iachino dove stava ricevendo “insegnamenti e scuola di vita” e che sarebbe tornato a casa dalla sua famiglia quando sarebbe divenuto un “uomo vero”.

Per farla breve, Don Iachino non apprezzò solo la cucina della Taverna di Nonno Pippinu, apprezzò anche l’uomo deciso, il lavoratore, l’uomo all’antica. Così divenne cliente assiduo della Taverna insieme alla moglie Assunta e ai suoi sette figli.

 

Il giovane Fulì in poco tempo conquisto il titolo di “pezzo da novanta”, sposò la bellissima Rosalia figlia di Don Iachino, ereditò onori e glorie del suocero, vivendo però una vita poco tranquilla diversa da quella che aveva vissuto con la sua famiglia d’origine.

 

Nonno Pippinu dedicò al padre di Fulì,  “La Pasta di Sasizzedda”.

 

Paccheri di Semola di Grano Duro

  •  250 g Salsiccia Palermitana con finocchietto  
  •  125 ml di Vino Nero D’Avola Valle Jato @vinidibella
  •  Pesto di Pistacchi (secondo ricetta)
  •  Granella di Pistacchi (a sentimento)

 

Pesto di Pistacchi:

  •  Olio Evo q.b
  •  20 Foglie di Basilico fresco
  •  Un pugno di Pistacchi interi non salati
  •  2 Cucchiai Acqua di cottura della pasta
 

 Iniziamo nel mettere nel frullatore il basilico, i pistacchi e l’olio evo, quindi frullate aiutandovi se è il caso con dei cucchiai di acqua di cottura della pasta; frullate finché non avete raggiunto una crema omogenea e compatta.

 

 In una padella aggiungete la salsiccia sminuzzata e privata del budello, quindi rosolate per 4-5 minuti.

 

 A questo punto aggiungete il vino, spegnete sul fuoco quando l’alcol sarà evaporato. Togliete dalla padella la salsiccia, tenete da parte.

 

 A questo punto nella padella versate il pesto di pistacchi, accendete sul fuoco, mescolate a fiamma bassa per 3-4 minuti.

 

 Quando l’acqua della pentola bolle, salate, quindi calate la pasta.

 

 Scolate la pasta al dente, quindi trasferite nella padella.

 

 Amalgamate bene, aggiungete la salsiccia, quindi definite in padella a fiamma media, aiutandovi se è necessario con un mestolo di acqua di cottura della pasta. 

 

 Nell’impiattamento aggiungete il resto del pesto con la salsiccia del fondo della padella, e della granella di pistacchi. Servite il piatto immediatamente.

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