La taverna di Nonno Pippinu e Nonna Nina profumava di pietanze genuine, si sentiva un forte odore di vino proveniente dalle grandi botti in legno curate con meticolosità, era il posto dove la gente andava a gustare la buona cucina casalinga e trascorrere dei momenti di vita familiare d’altri tempi.
Una Domenica di ottobre del 1965, tra i tanti clienti arrivati dalla provincia palermitana, giunge la famiglia di Rosario Gambino, conosciuto per via della nciuria di Nonno Pippinu, come Saru ù Patataru.
Per capire il motivo di questo soprannome dobbiamo andare indietro nel tempo.
Durante la seconda Guerra Mondiale, Nonno Pippinu, nel breve periodo in cui fu combattente partigiano con il suo gruppo, in una incursione di attacco al nemico tedesco nella zona del trapanese, conobbe Saru appartenente a un altro gruppo di combattenti partigiani. In quella occasione fecero amicizia, si legarono molto e furono sempre amici. Saru era un cuciniere con esperienza in cucina militare specializzato nella preparazione di pietanze a base di patate.
Durante lo spostamento del loro gruppo partigiano, nella zona di Agrigento , Pippinu e Saru vennero catturati dai tedeschi a Canicattì e portati nel campo nemico vicino Mascalucia.
Non furono momenti facili, però i due si confortarono, cucinarono molto, ognuno i propri piatti, e così riuscirono ad alleggerire e cambiare il duro comportamento dei soldati tedeschi, soprattutto dei comandanti, in particolare di uno di nome Derek.
Questo, conoscendo la storia di Nonno Pippinu e sapendo che il giovane aveva moglie e figli a Monreale, una notte li aiutò a fuggire e li rese liberi. Durante la fuga Pippinu e Saru, rimasero nascosti tre giorni e tre notti in un casolare delle campagne di Enna.
Alla fine Grazie a Derek, con un camion di fascisti corrotti non più devoti a Mussolini, che trasportava viveri, raggiunsero Palermo.
Fu così che grazie a quell’episodio che li aveva messi in pericolo di vita, i due amici abbandonarono l’idea di andare a combattere e si dedicarono alla famiglia.
Negli anni successivi al conflitto, nella Taverna di Salita Valenza questa triste esperienza portò in cucina il piatto di Saru ù Patataru, che non era altro che della pasta con tocchetti di patate e carne di maiale rosolata nel vino delle botti di Nonno Pippinu.
Oggi vi presento la mia rivisitazione con la salsiccia palermitana e patate sbriciolate.