Baucina e Santa Fortunata

Il legame devozionale tra il borgo rurale palermitano e la vergine e martire racconta l’identità del territorio. Quest’anno le celebrazioni in onore della Patrona saranno dal 3 al 18 settembre

Una figura affascinante, di donna e martire, con una connotazione avvincente e contemporanea, amatissima a Baucina ma, al contempo, oggetto d’interesse anche per i fedeli di altre comunità.

 

Il culto di Santa Fortunata, compatrona del piccolo borgo rurale della Città Metropolitana di Palermo – il Patrono è San Marco – ha mantenuto inalterata nel tempo la forza devozionale, intrecciandosi alle vite dei baucinesi e degli abitanti dei territori vicini. E continuando a rappresentare, per i numerosi emigrati negli Stati Uniti, un elemento identitario e di appartenenza.

 

Era il 1790 quando il cardinale Saverio Cristiani, assistente al Soglio Pontificio, inviava le sacre vestigia, contenute in una cassetta di legno, agli abitanti del paese dell’entroterra siculo. Un momento storico successivo alla Controriforma, contrassegnato dalla dura condanna del culto delle reliquie da parte dei protestanti: un’opposizione per nulla condivisa dagli ecclesiastici e dai dignitari pontifici che, al contrario, si fecero promotori dei trasferimenti verso le zone d’origine.

Prese così il via una lunga serie di devozioni locali di grande intensità, che proprio in Santa Fortunata trovano una figura emblematica: il corpo della giovane, martirizzata a Cesarea di Palestina durante la persecuzione di Diocleziano, infatti, era stato custodito nelle Catacombe di Santa Ciriaca a Roma.

Ad accoglierla, a Baucina, fu – il 14 febbraio del 1790 – l’allora parroco Don Francesco Fiumefreddo con Bolla Pontificia di Papa Pio VI, a testimonianza dell’autenticità delle reliquie, conservate nella Chiesa del Collegio di Maria, in un’urna di bronzo dorato, realizzata grazie alle donazioni che i baucinesi residenti negli Stati Uniti hanno elargito.

Tutti gli anni, durante il corso delle celebrazioni in onore della Patrona, che si tengono nel mese di settembre, l’urna viene caricata sulla “vara” . ovvero, la bara di circa millecinquecento chili che sorregge l’urna. Un’opera straordinaria costruita dal Cavaliere Antonino La Barbera, artigiano baucinese di immensa bravura, donata il 12 novembre del 1959.

Iniziati lo scorso 3 settembre, anche quest’anno i festeggiamenti in onore della Santa – promossi dalla Confraternita che ne porta il nome, che vede alla guida il Superiore Giuseppe La Barbera – si terranno fino al 18 del mese.

Il momento “clou”, nella giornata di domenica 11 settembre, sarà rappresentato dalla processione solenne affiancata dal corteo storico di personaggi in costume d’epoca romana e la tradizionale “Volata degli Angeli”.

Le note delle due bande “Francesco Mauro” e “Francesco Genovese”, allieteranno le celebrazioni, tornate in presenza dopo lo stop forzato a causa della pandemia. Proprio la “vara”, la processione settembrina e il fervore religioso che da sempre anima Baucina, racchiudono alcuni dei motivi di interesse per il piccolo centro che, negli anni più recenti, ha visto aumentare il proprio indice di attrattività in termini di visite e accoglienza.

Senza dimenticare l’ottimo cibo, che trova nella ricetta tipica del “cuddiruni” che connota al meglio la gastronomia locale, insieme ai prodotti caseari d’eccellenza.

Entrato a far parte del circuito de “Le Vie dei Tesori”, il piccolo borgo è un luogo incantevole, immerso in un’area di eccezionale ricchezza sotto il profilo della biodiversità.

Di recente, a Baucina è stata celebrata la “Sagra del Grano”: la comunità custodisce gelosamente i riti della tradizione contadina, che sopravvivono ancora oggi alla cultura del fast food e della globalizzazione.

Ma il piccolo centro adagiato in una zona collinare, è molto di più: racchiude, infatti, testimonianze archeologiche rinvenute nei due colli che sovrastano il Borgo, Monte Falcone e Monte Carrozza.

Dietro, c’è un passato misterioso, che rimanda all’età arcaica, classica ed ellenistica.

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