Non hanno più il nome e trovano il successo: la sorprendente rinascita dei Fratelli Sicilia

Questa è la storia della famiglia Motta, una famiglia divisa tra la pasticceria e l’agricoltura. È la storia di due ragazzi che sette anni fa, freschi di diploma e di sogni del cassetto, partono con qualche scatola di cartone piena di dolci alla conquista del mondo. Finchè non arriva a fermarli, o almeno a provarci, l’incidente che può diventare un disastro. La fortuna, si dice, aiuta gli audaci… ma procediamo con ordine.

Salvo e Piero sette anni fa partecipano da una importante fiera di settore. Sono subito travolti dagli ordinativi e dal successo. I loro grandi lievitati sono infatti il felice matrimonio tra le competenze dolciarie dello zio e la straordinaria materia prima, agrumi soprattutto, coltivata dal padre alle pendici dell’Etna. Il loro approccio agli ordini è estremamente concreto: si accettano tutti e si lavora oltre il possibile per soddisfarli. La giovane Fratelli Motta soddisfa clienti e consumatori cresce rapidamente spesso con percentuali annuali a doppia cifra.

 

Dell’azienda e del successo si accorge una importante azienda dolciaria nazionale. Il cognome dei ragazzi si scontra con l’uso commerciale consolidato di un noto panettone. Il comparto è lo stesso, i grandi lievitati, anche se i segmenti sono agli estremi: industria da una parte, artigianato dall’altra.

 

Alla fine i ragazzi sono soccombenti non basta avere il cognome per costruirci su un’azienda. Perdono la causa, sono costretti al pagare le spese e peggio a cambiare nome.

 

Sembrava l’inizio della fine.

Dicevo: la fortuna aiuta gli audaci, Motta diventa Sicilia, e se il primo, il nome originale, nel mercato ricorda la produzione industriale, il secondo evoca in modo chiaro cosa l’azienda è e fa.

 

Il risultato è che gli ordinativi crescono ulteriormente, l’azienda funzionava per il prodotto. Non avere un nome che evoca la produzione industriale è di aiuto se sei una piccola azienda artigianale.

 

L’azienda è in splendida salute, già quest’estate è previsto il trasferimento nei nuovi stabilimenti.  Ha prodotto, nel 2022, 200.000 grandi lievitati (panettoni e colombe) e conta di produrne 350.000 nel 2023. Prodotti che rappresentano circa il 50% del fatturato che è di circa 5 milioni di euro. Non poco se pensiamo che in soli sette anni l’azienda è passata dal lavoro dei due fondatori a punte massime di settanta in alta stagione.

 

Il piano prevede adesso la “sicilianizzazione” dei classici della pasticceria italiana, come i cantucci toscani riproposti ai sapori della Sicilia. Formula questa che come abbiamo visto recentemente con la mortadella siciliana di Camporeale al finocchietto di montagna, che ha ottenuto in Emilia un importante riconoscimento nazionale, è un’ottima chiave per affrontare i mercati ed i palati nazionali ed internazionali.

 

Fratelli Sicilia è poco nota in Sicilia, gran parte del fatturato infatti è all’estero. Salvo chiarisce subito il piano industriale, l’azienda non diventerà mai un’industria, i loro panettoni saranno fatti sempre a mano come lo sono adesso.

 

Questa storia di rinascita e colombe pasquali ci è sembrata quella giusta per celebrare la Pasqua in nome del Made in Sicily.

 

Oltre questo ci insegna due cose ed invita ad un promemoria: i giovani in Sicilia hanno un grande potenziale e vanno incoraggiati; se nasci in Sicilia non ti serve un cognome per avere successo, il cognome lo hai già.

 

Il promemoria è che questo cognome non è solo tuo, è di tutti noi, dunque abbine cura come fanno questi ragazzi imprenditori di successo.

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