Frantoi Cutrera sul podio internazionale

L’azienda di Chiaramonte Gulfi ha vinto il Monocultivaroliveoil, il concorso che ogni anno seleziona solo il meglio delle produzioni olivicole provenienti dal bacino del Mediteranno

“Un olio ottimo, con standard eccezionali e caratteristiche organolettiche uniche”. Parola del presidente della Dop Monti Iblei Giuseppe Arezzo che, anche quest’anno, festeggia con i suoi consorziati il primo posto ottenuto da un’azienda della dop al concorso internazionale che incorona i migliori oli extra vergine di oliva monovarietali.

 

Monocultivaroliveoil è il concorso che ogni anno seleziona solo il meglio delle produzioni olivicole provenienti dal bacino del Mediteranno ed è dedicato agli oli ottenuti da una sola cultivar, raccolta al momento dell’invaiatura, capaci di raccontare l’unicità e l’identità del territorio in cui sono allevati gli ulivi, riflettendone le condizioni pedoclimatiche e la cultura contadina del luogo.

 

Il premio quest’anno è andato all’azienda Frantoi Cutrera di Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, unica siciliana ad essere stata incoronata tra le migliori. Frantoi Cutrera si è aggiudicato il premio Best of the World 2022 per l’olio extravergine “Primo”, prodotto sui Monti Iblei, a 350-450 metri di altitudine, da uliveti secolari certificati dop, esposti a sud, esclusivamente di varietà Tonda Iblea. L’azienda, gestita da Salvatore Cutrera, si è aggiudicata anche i premi Dinasty of the year ed il Tech video 2022. Tre riconoscimenti che sono il riflesso della qualità eccezionale che può raggiungere l’olio di questa dop.

 

“Il nostro olio extravergine di oliva dop Monti Iblei è un prodotto d’eccellenza che nasce dalla combinazione delle caratteristiche del terreno e del frutto – racconta Arezzo, da nove anni alla guida del Consorzio -. Per far parte della dop bisogna soddisfare rigidi parametri chimico-fisici e sensoriali che permettono di avere qualità e caratteristiche uniche”. Come l’inconfondibile odore di carciofo, di pomodoro verde, di erba appena falciata e il gusto amaro e piccante nelle giuste proporzioni.

 

Un olio che fa gola a mezzo mondo e che per circa il sessanta per cento della produzione, viene distribuito all’estero. “Abbiamo richieste dall’America, dalla Cina, moltissime dal Giappone – dice Arezzo -. I giapponesi in particolare, sono molto interessati a conoscere il nostro territorio, a venire a vedere le aziende e le piante”.

 

L’attuale produzione dell’olio extravergine di oliva Dop Monti Iblei, il cui territorio di produzione si estende tra le province di Catania, Ragusa e Siracusa, per una superficie complessiva di 19 mila ettari circa, si attesta in duemilatrecento quintali, che vanno a ruba sul mercato.

 

“I nostri consorziati sono 290 ma solo in 45 certificano, etichettano e imbottigliano – spiega il presidente del Consorzio -. Quest’anno, finalmente, dopo dodici anni di attesa, siamo riusciti ad ottenere dall’Unione europea l’inserimento nel disciplinare di altri quattro comuni, due nella provincia di Catania e due nella provincia di Siracusa, per aumentare la superfice coltivata”. 

 

E se da un lato il Consorzio registra le difficoltà per i giovani di accedere ai bandi europei che prevedono, come parametri basilari, già il possesso di un’azienda olivicola dai 13 ai 15 ettari per ottenere dei finanziamenti, “estensioni impossibili nel nostro territorio”, dice Arezzo, dall’altra c’è un aumento della domanda non solo di olio ma anche di figure specializzate. “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento nelle abitudini di acquisto – aggiunge il presidente del Consorzio -. Si tende più a cercare olio di qualità anche per i consumi domestici, magari riservandolo a quelle preparazioni alle quali questo alimento può dare un importante valore aggiunto di gusto. Riteniamo che per avere un ottimo prodotto, la formazione specializzata sia fondamentale e poiché non si trovano più potatori con esperienza e gli ultimi rimasti sono piuttosto avanti con gli anni, abbiamo dato il via ad una campagna di informazione nelle scuole specializzate, come ad esempio gli istituti agrari, per raccontare ai giovani l’importanza di questo lavoro. Un impegno che sta dando i suoi primi frutti, permettendoci di reclutare sul campo già un piccolo numero di interessati. È un inizio, ma siamo fiduciosi”.  

 

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