A proposito di fair play

Il Bologna esonera l’allenatore Sinisa Mihajlovic e chiama a sostituirlo Roberto De Zerbi, che però rifiuta la panchina perché…

Che un allenatore concluda la sua avventura calcistica prima dello scadere del contratto è cosa comune. Capita. Non è infatti questa la notizia. Andiamo con ordine.

Accade che il tecnico serbo Mihajlovic, dopo un deludente avvio di campionato, con tre grigi pareggi, viene licenziato dal proprietario del Bologna, Joey Saputo, imprenditore canadese di origini italiane. La decisione scatena l’ira della tifoseria da sempre accanto al Mister, soprattutto da quando sta giocando la partita della vita, lottando da tre anni contro una leucemia mieloide acuta. Nonostante questo le sue energie sono state sempre divise equamente tra ospedale e allenamenti con la squadra rossoblù e nonostante la fatica e il fisico debilitato non si è mai tirato indietro dimostrando di che tempra è fatto. Tenacia, forza e determinazione apprezzati dalla città e dai giocatori che in occasione delle operazioni di trapianto di midollo – ben due affrontate con grande coraggio – si sono fatti trovare sotto le finestre dell’ospedale per esprimere affetto e sostegno al tecnico malato.

 Dopo l’esonero, in corsa per la panchina diversi nomi, alla fine la scelta ricade su Roberto De Zerbi, già allenatore del Sassuolo e dello Shakhtar, che però declina la proposta del Bologna. L’allenatore bresciano avrebbe motivato la sua scelta spiegando di non sentirsela di sostituire Mihajlovic per rispetto della storia umana e personale del collega: avrebbe acccettato solo nel caso in cui fosse stato il serbo a rassegnare le dimissioni. Caspita!

Quanti lo avrebbero fatto? Quanti avrebbero rinunciato a un contratto milionario in nome di quell’umanità che accompagna questa storia?

In un momento in cui si ha tanto bisogno di buone notizie, di valori, di amicizia e solidarietà il caso De Zerbi fa ben sperare, fa pensare che esiste ancora il fair play, che il mondo dello sport non è fatto solo di business.

Questa grande macchina economica dall’aspetto troppo cinico, fatta anche di scandali sul calcio scommesse, doping, partite e bilanci truccati, rischia di allontanare i veri tifosi, che non sono certo gli hooligan dei vari team che si accoltellano al di fuori o dentro uno stadio, ma da quelli che amano il calcio e che vogliono solo godersi una partita.

I ricordi vanno a quel 1952, quando durante il Tour de France gli storici antagonisti Gino Bartali e Fausto Coppi affrontano il passo del Col du Galibier, impegnati in un testa a testa più che avvincente. Bartali beve e si accorge che il suo rivale non ha una borraccia con sé quindi gli porge la sua. Un gesto passato alla storia e immortalato da una foto di Carlo Martini. I due giganti del ciclismo non dimenticano di essere prima di tutto due uomini e si aiutano in un momento di bisogno. Sanno che per vincere con gloria bisogna gareggiare ad armi pari.

Gli sportivi veri, si muovono con onestà, solidarietà e condivisione, valori che rappresentano l’anima dello sport.

Ciao Sinisa, buona fortuna. Benvenuti i gentlemen dello sport.

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