Si è svolta lo scorso 19 agosto la XVIII edizione del “Premio Pino Veneziano”, organizzata dall’associazione “Selinunte Cunta e Canta”, presieduta da Umberto Leone.
Il cantastorie, singolare e schivo, restio alla notorietà, che suonava tra i tavoli del suo ristorante di Marinella di Selinunte, possedeva una voce particolarissima, notata negli anni ’70 e ’80 da Lucio Dalla e da Fabrizio De Andrè, che lo volle come spalla al suo primo concerto in Sicilia.
Incantò anche lo scrittore argentino Jorge Luis Borges e il poeta Ignazio Buttitta, che scrisse la presentazione al suo unico disco pubblicato nel 1975.
Da qualche anno il premio vede alla direzione artistica Gaetano Savatteri, noto giornalista e scrittore, che ha dichiarato: “Sto lavorando per aprire ad altre forme d’arte come la letteratura, il teatro e il cinema, quella che oggi è una tra le iniziative culturali più longeve e caratterizzanti di questo territorio”.
L’edizione 2022 ha preso spunto dall’incontro tra Veneziano e Jorge Luis Borges in visita a Selinunte: quando l’artista finì di cantare le sue canzoni, il poeta argentino ormai divenuto cieco, volle avvicinarsi per toccargli il viso e carpirne ogni solco. Per questo motivo il tema scelto è stato Il Volto: mostrare il nuovo volto del tradizionale racconto orale della Sicilia. Ed è questa la motivazione che ci ha spinto gli organizzatori a premiare Giovanna Taviani, regista del film Cùntami, e il cuntista Gaspare Balsamo, tra i protagonisti del film.
“Quando mi trasferii a Palermo durante il lockdown e presi la macchina per andare a visitare i luoghi di Ciccio Busacca, di Mimmo Cuticchio, di Ulisse e del Ciclope, di Eschilo e di Don Chisciotte, scoprii una nuova generazione di narratori orali che tornano al mito per raccontare la nostra contemporaneità”. Ha dichiarato Giovanna Taviani.
Quest’anno l’evento è stato inserito dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana tra le iniziative direttamente promosse. Il neo direttore del Parco Archeologico Regionale, Felice Crescente, ha voluto testimoniare come: “Il ristorante di Pino fosse negli anni Settanta, per i giovani della borgata di Marinella, un punto di riferimento e d’incontro con numerosi intellettuali dell’epoca”.