Petalo e il fiore di Sicilia

Una favola, un viaggio, un sogno, un desiderio, può essere molte cose questa storia a cui ognuno darà la propria interpretazione...

Titolo dipinto: "La flora del Paraíso" di Susana Revilla Ibáñez

Ipno, dio dei sogni di sultani, imperatori e folletti, il dodicesimo giorno del dodicesimo mese, mandò il figlio Morfeo a mettere le ali al desiderio dell’amante dei fiori, Petalo Mattia. Nel sogno Morfeo gli disse: “Tra otto lune, nel 220º giorno dell’anno, apparirà il fiore più bello, ma attento, quando il sole tramonterà con lui se ne andrà. Per trovarlo dovrai seguire le melodie sognanti dei profumi portati dal vento, esse ti guideranno verso il tuo desio”.

Petalo si innamorò dei fiori il giorno in cui aprì gli occhi alla vita, quando vide nella sua casa di Gela, dipinta di incantesimi, il romantico ramo fiorito che suo padre  Albi regalò a Carlotta. L’aroma talmente intenso invase le sue cellule neuronali ed egli ne fu sedotto per sempre.

Il niño cresceva osservando e accarezzando poeticamente le piante, imparò così l’idioma e l’armonico linguaggio che ogni loro colore nasconde. Erudito autodidatta, conosceva i nomi di tutti i fiori del pianeta, le biografie, i simbolismi e le fragranze, persino la nuova e artificiale creazione morada, Veri Peri, frizzante color del gelso.

Petalo.  Solo così avrebbero potuto chiamarsi quel bambino che sognava di vedere il fiore più bello del mondo, quello che il giardino coranico cita nel paradiso, le parabole bibliche annunciano e le millenarie culture glorificano.

Un roseo mattino dal sapor di sole, Petalo indossò gli stivali che lo condussero su un ramo di stelle del Cammino di Santiago e intraprese così il sentiero che in sogno Morfeo indicò. Attraversò valli e montagne della geografia siciliana insieme a Pippo, un asinello bianco trovatello e Zulù, una cagnolina nera che non era mai stata amata fino a quel momento. 

Attratto dalla brezza profumata di mirra, arrivò a Caltagirone, l’araba Calar Ghiran. Li, guidato dalla fragranza del gelsomino siciliano, che inondava l’aria, fu avvolto da un’ atmosfera che ricordava “Scala per il paradiso’” dei Led Zeppelin e salendo 140 gradini verde, giallo oro e blu indaco, raggiunse la vetta della montagna.

Lo accolse Gaspare, un sognatore siciliano, che a Marrakech aveva imparato l’arte del fachiro, spinto dall’intenso desiderio di camminare a piedi nudi sui vetri, di mettersi fiaccole in bocca e di dormire su un letto di chiodi. Realizzato il suo sogno, era tornato nella sua terra natia per rendere felice la gente con i suoi suggestivi poteri. Invitato ad assaporare il cuscus trapanese, il succo di melograno e i datteri blu, Petalo gli raccontò del suo fantastico viaggio alla ricerca del fiore più bello del mondo.

Il fachiro, col tono della voce del deserto, gli narrò della perfezione della Rosa di Jemaa el-Fnaa, e della forza che gli aveva donato per realizzare la sua aspirazione,  la stessa di  poeti, pittori e scrittori, nei secoli.

“La pazienza a volte è amara, ma i frutti sono dolci” gli ricordò Gaspare  emulando Borges.” Vai per la tua strada”, così lo congedò. “Non aver paura della perfezione, non la raggiungerai mai”, ribatté Petalo con le parole del pittore Dalí.

La primavera apparve all’orizzonte e la melodia dei rami, sferzati dal vento, di un rosso Acero lo portò ai piedi del singolare albero di Canicattì, unico al mondo.

I tre riposarono accanto a un’eremita, Francesco, all’ombra del grande albero che rinfrescava una sorgente. Petalo, narrò il sogno di Morfeo. Francesco, con un tono di voce fragile come il suono di un violino, ruppe il silenzio durato sedici anni e pronunciò venti parole, prima di tornare all’eterna meditazione: “Dietro le montagne di Petralia Sottana ci sarà un’eclissi di fiori nell’ottavo giorno del calendario Zen, Bodhi Day Rhatsu.

Avanzando tra paesaggi dai colori autunnali, Petalo si imbatté nella melodia di Hamelin, che  lo attrasse fino all’osteria di Caltanissetta, con i suoi mattoni colorati, il giardino profumato, la musica dell’acqua e la sua luce calda. Fu ospitato dalla  yogi Roberta, una dama dalla silhouette da ballerina e la gestualità arabo-orientale, enigmatica come la luna crescente. Insieme gustarono caponatina di melanzane aromatizzata al sedano e pan d’arancia con pezzetti di mandarini celesti, raccontandosi i loro sogni.

“Andare in India – disse soavemente la yogi Roberta –  dove regna la spiritualità del Fiore di Loto e i sensi toccano i misteri all’alba”. Parlarono dei segnali che annunciano l’arrivo dei sogni, e raccontò a Petalo la magia dell’anello che le apparve in sogno e che al suo risveglio le brillava al dito. “Niente è permanente, tranne il cambiamento” esclamò il viandante. “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia, la direzione dei sogni è l’unico cammino” esclamò lei, allontanandosi.

Le lune si avvicinavano al giorno stabilito, quando Petalo arrivò a Castelbuono dove fu sorpreso da un  trambusto di popolo. Per un attimo temette di essere in ritardo all’incontro con la bellezza unica del fiore. Impaziente chiese il motivo di tanta baraonda a una donna dall’aspetto di ninfa, Silvana, e seppe così, che stavano girando “Nuovo Cinema Paradiso”, il film con più baci nella storia del cinema.

Svanito il timore, si avvicinò alla casa di pietra “Amalia”. dove incontrò la maga, dallo stesso nome. Con lei mangiò pane cunzato, torta di pistacchi e anguria nera, seduti a un tavolo di legno d’ulivo, parlando del viaggio fino all’alba. Guardando la mappa del cielo stellato, tra le note di un pianoforte, con il tono da dea, Amalia  svelò a Petalo il mistero della luce gialla che annunciava una novità, e gli raccontò la favola di come germogliano le viole “Lacrime degli dei”.

“La magia può portarti lontano Petalo – disse la maga – cammina per la galassia e segui la stella gialla, spero che il mondo ogni giorno dia alla luce un Petalo ”.

Il pellegrino dei fiori, grato si allontanò.

A mezzanotte del giorno annunciato da Morfeo, tra i girasoli che ruotano al chiaro di luna, il cherubino, Sandro illuminò il cammino sino alla destinazione finale, oltrepassando il ponte invisibile del fiume color aprile di Gibilmanna. Nell’oscurità delle prime ore del mattino, Petalo si avvicinò dalla luce tenue di una roulotte parcheggiata, dove la saggia Giovanna gli rivelò il segreto della fatata miscela di spezie, con cui  aveva realizzato il suo sogno.

Felici e stanchi, Petalo, Pippo e Zulù si addormentarono aspettando il sorgere del sole. Una tempesta di melodie svegliò il giorno. Quando aprirono gli occhi, il bagliore di una pioggia di petali colorati copriva il cielo di ventagli, che danzando come onde scendevano dall’infinito, disegnando fiori pendenti di gocce d’acqua e nubi grondanti di cotone, come fiocchi di neve, che fluttuando si unirono nella cosmografia dell’arcobaleno, il fiore più bello.

Immerso nella realtà del sogno, Petalo sussurrò a Pippo e Zulù: “E’ l’orgasmo di Dio, metafora del paradiso”.

 

Pétalo y la flora e Sicilia

Hipnos, dios de los sueños de sultanes, emperadores y duendes mandó a su hijo Morfeo un doce del mes doce, a ponerle alas al anhelo del amante de las flores, Pétalo Mattia, mientras dormía: ‘A ocho lunas de tiempo, el día 220 del año aparecerá la flor más bella, y al irse el sol se irá con ella. Para verla, sigue la ruta de melodías, olores y viento de ensueño, que te guiarán hasta tu sueño’.

 

Enamorado de las flores desde que las vio al abrir los ojos a la vida en la casa de Gela pintada de hechizos donde nació, los aromas del romántico ramo que a Carlotta, Albi regaló, le invadió las células neuronales y seducido  para siempre quedó.

 

 Mimando y mirando poéticamente a las plantas creció, aprendió  los idiomas y armónicos lenguajes que esconde cada color. Erudito autodidacta, conocía los nombres de todas las flores del planeta,  biografías, simbolismo y fragancias, hasta la morada Veri Peri de reciente y  artificial creación.

 

Con acierto y cariño,  le llamaban Pétalo al niño, que  soñaba con ver  la flor más bella del mundo que el jardín coránico del paraíso cita, las parábolas bíblicas anuncian y milenarias culturas glorifican.

 

Una rosada  mañana de sabor a sol, se calzó de nuevo las botas que le llevaron por el ramal de estrellas del  Camino de Santiago, y emprendió por caminos, valles y montañas de la geografía de Sicilia el sendero del sueño.  Acompañado por  sus colegas  Pippo, un burrito blanco que abandonado acogió y Zulú, una perra negra que nunca tuvo  amo, hasta que lo conoció.

 

Atraído por la esencia mirra  de la  brisa entró en Caltagirone del árabe Calar Ghiran, subió a lo alto de la montaña por los 140 escalones de colores verdes,  amarillo oro y azul añil de ambiente jazmín,  que le recordaron  ‘Escaleras al Cielo’  de Led Zeppelin.

 

Le dio refugio Gaspare, soñador siciliano que a Marrakech emigró buscando el sueño de ser Fakir, para andar descalzo sobre cristales, introducir antorchas de fuego en la boca y  en una cama de clavos dormir. Cumplido el sueño,   para hacer feliz a la gente a su tierra  volvió. Invitado a couscous a la trapanese, zumo de granada y dátiles azules, Pétalo le contó la aventura  y el Fakir con voz del desierto, le habló de la perfección de la Rosa de Jemaa el-Fnaa, que desde hace siglos inspira a poetas, pintores y escritores y que le dió fuerza para cumplir su sueño. “La paciencia a veces es amarga, pero los frutos son dulces – le recordó  Gaspare, emulando a Borges – vas por buen camino” le despidió. “No le tengas miedo a la perfección, nunca la vas a alcanzar” respondió Mattia, en palabras del pintor  Dalí.

 

La primavera asomaba por el horizonte y la melodia de ramas batidas por el viento de un rojo Acer,   al pié del singular árbol de Canicatti único en el mundo,  lo llevó. Descansaron bajo la sombra que refresca el agua de la fuente  junto al anacoreta Francesco, al que narró el sueño de Morfeo. Francesco con tono de violín frágil   rompió el silencio 16 años después y pronunció 20 palabras antes de volver a la eterna meditación: “Detrás de las montañas de Petralia Sottana habrá un eclipse de flores el día octavo del calendario zen, Bodhi Day Rhatsu”.

 

Avanzaba  por paisajes de   sabor otoño,  cuando se cruzó con la melodía de Hamelin a la que siguió el rastro hasta una posada de Caltanissetta,  de ladrillos de colores, perfumado jardín, música de agua y cálida luz. Recibido por la Yogui Roberta, dama silueta de bailarina, gestos arabo orientales y enigmática como la  creciente luna.  Degustaron  caponata  de  sabor a berenjenas y apio, pastel de naranjas con tropiezos  de mandarinas  celestes y se contaron  los sueños.  “Ir a la India, donde reina la espiritualidad de la Flor del Loto y los sentidos tocan los misterios al alba” dijo la yogui con  dulce voz. Hablaron de las señales que anuncian  que los sueños llegan, y le contó  el secreto del anillo  que apareció en un sueño y que al despertar brillaba en su dedo. “Nada es permanente excepto el cambio”, exclamó el caminante. “En la vida no se trata de esperar a que la tormenta pase, sino aprender a bailar bajo la lluvia – respondió ella – la dirección de los sueños es el único camino” lo despidió  Roberta.

 

Las lunas iban acercando el dia señalado cuando se acercó a Castalbuono, donde  el bullicio de la gente le sorprendió. Por un momento pensó que había llegado tarde a la cita con la flor más bella. Impaciente preguntó a Silvana, una vecina  vestida de ninfa, que  le indicó que estaban rodando Cinema Paradiso, la  película con más besos de la historia del cine.

 

Despejada la duda se acercó a una rústica casa de piedra de nombre Amalia, para pasar la penúltima noche. Cenaron pane cunzato, tarta de pistacho y sandía negra, en una mesa de madera de olivo. Del viaje conversaron hasta la madrugada, la maga con tono de diosa entre notas de piano le explicó mirando el mapa del estrellado cielo, que una luz amarilla anunciaba algo nuevo, y le contó  la fábula de cómo brotan las violetas, ‘Lágrimas de los dioses’. “La magia te puede llevar muy lejos Pétalo –  dijo la maga – sigue  la estela por la galaxia de la amarilla estrella”.

 

“Ojala nazca en el mundo cada día mucha gente como tú”, se despidió agradecido el peregrino de las flores.

En la media noche del día anunciado por Morfeo, entre girasoles que giran con la luz lunar, el querubín Sandro iluminó el camino hasta el destino, cruzando el puente invisible del río color abril de Gibilmanna. En la oscuridad de la madrugada se acercó a la luz tenue de una caravana aparcada, donde la Sabía Giovanna le desveló el secreto de la mágica mezcla de especias, con el que su sueño se cumplió.

 

Felices y cansados, Pétalo, Pippo y Zulú dormidos se quedaron, a la espera de que los levantara el sol.

Una tormenta de melodías despertó el día.  Al abrir los ojos el resplandor de lluvia de pétalos de colores cubría de abanicos  el cielo, como olas que bailando bajan desde el infinito, dibujando flores de gotas de agua descolgadas, de nubes de algodón derramadas, como copos de nieve, que flotaban en la cosmografía arco iris de la flor más bella.

 

Sumergido en la realidad del sueño, susurró a Pippo y Zulú: “Es el orgasmo de Dios, metáfora del  paraíso”.

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