Il vento di Irene Montero

Pepe Moral Jimenez

In Spagna la legge stabilisce 16 anni come limite al legittimo consenso per i rapporti sessuali. In questi giorni dopo le forti dichiarazioni della ministra per le Pari Opportunità, Irene Montero, si discute se abbassare tale limite a 12 anni

Nella parabola delle bufale delle storiche statistiche, si parla di un paese al Nord dell’Africa e a Sud dell’Europa, come di un paese leader della prostituzione, della violenza di genere e di una cultura sessuale retrograda.

 

L’arrivo di una giovane ministra ha portato questo paese, in soli due anni, a condividere con gli Stati più avanzati d’Europa e del mondo la leadership nelle politiche di uguaglianza di genere, nei nuovi diritti sulla diversità sessuale e nelle libertà civili delle nuove generazioni.

 

Lodata, elogiata ed elevata agli altari dai nuovi portavoce del nazional-cattolicesimo – ideologia ufficiale di una dittatura durata quattro decenni – e dalla diffusa e secolare mentalità maschilista, la ministra ha svuotato in tempi record il pesante zaino di leggi vecchie di 80 anni, ciclo di cambiamenti già avviato dal presidente José Luis Rodriguez Zapatero che nel 2008 creò il primo Ministero dell’Uguaglianza con Bibiana Aido, la più giovane ministra di trentuno primavere, storicamente in prima linea. Governo che diciassette anni addietro ha spinto la legge sul matrimonio egualitario e nel 2007 ha riconsciuto il cambio di sesso.

Simbolo di un’uguaglianza tanto amata dall’arcaica destra – solita arrivare vergine all’altare – la stimata ministra nonostante sia diventata bersaglio delle più feroci bufale, è salita in cima alla lista delle donne politiche e ministre più stimate.

 

Persino i complici della politica istituzionale e mediatica che avevano messo a tacere i casi di pedofilia nella chiesa cattolica votando al Congresso contro l’apertura di un’inchiesta, hanno difeso a spada tratta la ministra dalla stessa accusa, applaudendo la sua proposta di diritto all’educazione sessuale e alle relazioni consensuali dei giovani tra i 16 e i 17 anni. Entusiasmate dall’abolizione della prostituzione e dalla legge transgender, garante dell’autodeterminazione di genere in undici paesi europei, le correnti femministe hanno lanciato fiori alla sua determinazione, tanto che la prima deputata transgender Carla Antonelli ha dichiarato che la legge non lede i diritti delle donne e stremata dal dibattito interno tra futuristi obsoleti e femministi – secondo la definizione dell’ex presidente Zapatero – si è dimessa dal partito socialista che cerca con i ‘progressisti di destra’ di Vox e del PP di ritardarla e modificarla, sostanzialmente di lasciarla in un cassetto per una  eventuale anticipazione elettorale.

 

Trasformata la capo di gabinetto in un paladino delle donne politiche balzate agli onori della cronaca per le bufale, la trentaquattrenne ministra, giovane madre di tre figli, “stimato” bersaglio della cultura reazionaria spagnola,  nostalgica del machismo strutturale ed educativo di ispirazione feudale di pernada, è oggi il ministro più rispettato.

Psicologa e prossima ad Harvard  ha rifiutato la borsa di studio, rinunciando al suo futuro professionale per impegnarsi nelle politiche di uguaglianza a favore del suo Paese.

 

Per la popolare icona del femminismo e delle politiche trans del XXI secolo, anche il presidente della conferenza episcopale ha chiesto di moderare l’eccessivo fervore per la ministra, anelando probabilmente al compiacimento del progressista Papa Francesco.

 

Il paese oggi condivide la leadership con i paesi più avanzati che  applicano la legge sulla morte dignitosa, matrimoni omosessuali e aborto, legge sulla  “Garanzia Integrale della libertà sessuale”, che determina il consenso esplicito nelle relazioni sessuali, popolarmente nota come “Solo sì è sì”  o il disegno di legge per l’uguaglianza delle persone trans e la garanzia dei diritti LGBTI, perchè non esiste democrazia senza femminismo, né disuguaglianza peggiore di quella subita dalle donne.

 

 

A seguire, la Francia scala la vetta del paese più egualitario al mondo, con il suo governo formato da 17 ministre e 11 ministri, un 67% in contrasto con l’esecutivo della Meloni, prima donna neo premier del governo italiano con 24 ministri e 6 ministre. Solo il 25%, in un paese che nell’Indice Global presenta un divario di genere del 72% che scende così dal 41° posto, nel 2015, al 63° posto nella classifica del 2022.

 

Società polarizzate in una duplice comprensione, quella avanzata sui principi democratici di libertà, uguaglianza e diversità e quella populista e ritardataria,  di incitamento all’odio, all’esclusione e ad altre fobie.

 

La parabola riflette la differenza tra gli argomenti utili e necessari per evolversi nelle sfide globali dei diritti umani e il sistema di bufale che orienta ad uno stato patologico criminale, preludio delle quotidiane aggressioni, così come sottolineato da Fernando Rodríguez Rey, procuratore della Sala de Delitos de Odio y Discriminaciòn.

Buon vento, Irene Montero

Buen viento, Irene Montero

En     la parábola    de los bulos  se habla de un     país al norte de África y sur de Europa de liderazgos estadísticos   históricos,  como  la   tardia cultura de inicio en la practica del sexo, el  liderazgo en consumo de prostitución y en violencia de género.  Pero  de  la mano de una    joven ministra   pasó en dos años a compartir liderazgo con los países más avanzados de Europa y  el mundo, en políticas de igualdad de sexos, nuevos derechos de diversidad sexual y libertades cívicas de nueva generación.

Alabada, elogiada y elevada a los altares por  los nuevos portavoces  del nacionalcatolicismo, ideología oficial de una dictadura que duró cuatro décadas, y de la extendida y secular mentalidad machista   patria,  vació en tiempo récord la pesada  mochila de leyes caducas desde hace 80 años. Ciclo de cambios que inició el presidente  José Luis Rodriguez Zapatero creando   por primera vez el ministerio de igualdad en 2008 con   Bibiana Aido de 31 primaveras, la ministra más joven de la historia al frente. Gobierno   que impulsó la ley del matrimonio igualitario hace ya  17 años  y  el 2007  el reconocimiento   del cambio de sexo en 2007.

Símbolo de todo lo que ama la arcaica derecha política que llega por convicción virgen al matrimonio, se ha  convertido en  blanco de  los más bellos  bulos y encabeza la lista de mujeres políticas veneradas y  ministras más estimadas.

Quienes  silenciaron cómplicemente desde la  política institucional  y mediática la pederastia  en la iglesia católica española y votaron en contra en el Congreso para   que se invetigara, han salido en trompa a defenderla de acusaciones del mismo género,  aplaudiendo la propuesta   del derecho a la educacion sexual y a mantener relaciones sexuales consentidas  de los jóvenes entre 16 y 17 años.

Entusiasmados con la abolición de la prostitución,  o la ley trans   que garantiza la autodeterminacion de genero en once paises europeos, coinciden con alguna corriente feminista  en  lanzarle flores por su determinacion,  hasta el punto que la primera diputada transgénero  Carla Antonelli   afirma que la ley  no afecta a los derechos de las mujeres y exhausta  por el debate interno entre obsoletas y futuristas feministas  según la definición  del expresidente Zapatero, se ha dado de baja del partido socialista que intenta con los ‘derechistas progresistas’ de Vox y el PP retrasar y modificarla  a la baja o retrasarla al máximo por si hay adelanto electoral y se queda para siempre en los cajones.

Convertida la titular del gabinete en adalid del    ranking   de mujeres políticas felicitadas en forma de   bulos, y estimada diana  de la reaccionaria cultura española  nostálgica del machismo estructural y  educativo  inspirado desde hace siglos  en el    feudalista   derecho de pernada, es hoy la ministra más ‘respetada’.

A sus 34 años la  joven madre de tres criaturas, psicóloga que rechazó una beca para estudiar en Harvard  y dejó en segundo plano su futuro profesional para   comprometerse  con su país    y las políticas de   igualdad,     popular  icono  del feminismo y las  políticas trans del siglo XXI, ha visto como el presidente de la conferencia episcopal ha  pedido moderación ante tantas muestras de entusiasmo por la gestión de la ministra, quizás para quedar bien ante el progresista social Papa Francisco.

El  país comparte hoy liderazgo con los países más avanzados por la ley de la muerte digna,  los matrimonios del mismo sexo  la actualización de  la ley  del aborto, la  Ley de Garantía  Integral  de Libertad Sexual” conocida popularmente por el  “Sólo sí es sí” de consentimiento expreso en las relaciones sexuales o  el proyecto de  Ley para la igualdad de las personas trans y la garantía de los derechos LGTBI porque no hay democracia sin feminismo,   ni  desigualdad  peor que la que sufren las mujeres. También lidera  por detrás de Francia la puntuación de país más igualitario y el gobierno con más ministras que ministros del mundo, 11 de 17 el 67%, en   contraste con el ejecutivo de Meloni, primera mujer jefa  de gobierno italiano con  24 ministros y 6 mujeres, el 25%, de un país que en el Índice Global presenta una  brecha de género del 72% bajando del puesto 41  en 2015 al 63 en el ranking en 2022.

 Polarizadas   las sociedades  en dos maneras  de entenderlas,     las avanzadas de principios democráticos de libertad igualdad y diversidad o  las populistas y retardatarias    del discurso del odio,   la exclusión y  otras  fobias, la  parábola refleja     la diferencia entre argumentos para evolucionar en los retos globales de los derechos humanos y el sistema bulos, orientado a las patologías delictivas, antesala del clima de  las agresiones cotidianas  como señala Fernando Rodríguez Rey,  fiscal de la sala de delitos de Odio y Discriminación.

Velas y buen viento, Irene Montero

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