I Libri di

DI NOTTE, SOLO DI NOTTE

Metafora di  vite incompiute

Difficile definire romanzo il lavoro di Giusi Russo. Mi piace immaginarlo come un itinerario narrativo che affonda nelle sabbie mobili della psiche, dove non è sufficiente un labile bagliore per diradare l’oscurità di una lunga notte esistenziale.

E non c’è l’happy end.

Angela, che ama la notte, compagna che non tradisce, è la protagonista non solo di un lavoro che toglie il respiro, ma coinvolge emotivamente chi si immerge in questa lettura.

Perché se vuoi vivere molte vite, devi lasciarti andare nell’immedesimazione e, di colpo, diventi Angela, e fatichi poi ad uscire da questo dolente involucro, perché forse c’è un’Angela nascosta in ogni donna, in letargo, ma pronta ad occupare la mente ed il cuore.

C’è un Angela nei sogni infranti, nelle aspettative frustrate, nel pensare al futuro che è ormai alle spalle: Angela è, in fondo, la metafora di vite incompiute.

 La trasformazione in pensiero di dolorose pulsioni interiori è come un “uppercut”, un colpo che stordisce e l’autrice ne assesta così tanti da lasciare il lettore al tappeto …

Ma impariamo a conoscerla. Giusi Russo è un’insegnante, una studiosa di letteratura dal sorriso gentile e dallo sguardo mite, dotata di una intensa, spietata capacità empatica di anamnesi delle tensioni identitarie che si muovono nell’animo femminile e che risalgono in superficie con la forza devastante di un tornado.

“Di notte, solo di notte” non è lettura di evasione .

È altro: un racconto gotico di potente intensità, con un lessico che penetra nelle viscere dell’anima con la forza di una coltellata; è una storia di dolore e di sorda violenza, di solitudini che si intrecciano senza catarsi ed il linguaggio, che traduce in parola un pensiero frammentato, ne è la cassa di risonanza e rispecchia, nella sua consistenza, il girovagare irrisolto nei meandri esistenziali senza meta …

Giusi Russo è brava ad ammantare di un’atmosfera indecifrabile l’universo limitato di Angela, abitato da evanescenti e labili figure maschili, la cui inadeguatezza non riesce ad avere nemmeno contorni tragici e la cui inconsistenza viene subita come normalità che non ingenera nemmeno delusione.

È l’essenza dell’essere “donna” che aspira al suo compimento, ossia divenire il centro dell’impianto narrativo in termini di amore, di maternità, ma che si scontra con l’impossibilità di esistere, che non riesce a confortarsi con gratificanti mistificazioni…

L’autrice si libera del pessimismo che, come un sarcofago, imbriglia vite e dissolve speranze ed aspettative, e lo affida ad Angela, un alter ego affabulante di notte, dimensione in cui affina la sua capacità di scrutare dentro se stessa; ridefinisce, come in un carosello, le molteplici, irrisolte, sfaccettature di donna disperatamente complessa. “Di notte, solo di notte”, si ricompongono in una incessante sovrapposizione le sue identità …madre, figlia, amante, senza più differenze e delusioni.

Ma è proprio nella complessità dei ruoli che la vita assegna prima di tradire, di annientare speranze ed aspettative, nell’essere madre, figlia, amante che l’autrice colloca il suo disagio esistenziale che si placa  solo nel buio della notte, dimensione in cui la solitudine salvifica la fa ritrovare con se stessa.

Nel buio della notte si affina finalmente lo sguardo ed i contorni dei fantasmi che abitano il  mondo di Angela prendono consistenza ed in quella solitudine dolente, ma pacificante si astrae  dalla sua non placata sete di vita .