Battiato l’immortale

Nel primo anniversario della scomparsa di Franco Battiato avvenuta il 18 maggio dello scorso anno, abbiamo voluto ricordare una delle voci più originali della musica italiana, attraverso il ricordo di alcuni suoi cari amici Massimo Stordi e Nadia Speciale

Illustrazione di Stefano Lo Voi

Nei primi mesi del 2013 Franco Battiato aveva girato in Sicilia parte delle scene di un film lungamente pensato, “Attraversando il Bardo”, tra scenari di grande suggestione e paesaggi tanto magnifici quanto infrequenti per gli itinerari turistici tradizionali (le Cave di Cusa e l’altopiano dell’Argimusco, una vasta zona sui Nebrodi segnata dalla presenza di dolmen e menhir). “Un viaggio oltre il tabù moderno della morte verso l’esplorazione di quell’energia che non finisce”, così sarà definito il film al momento del lancio.

 

Bardo Todol, come molti sapranno, è il testo più noto della letteratura tibetana, che descrive lo stato della mente dopo la morte, nel momento in cui la coscienza è separata dal corpo. Lo stato di Bardo è quell’intervallo di tempo che va dalla morte di un individuo alla sua reincarnazione. La tradizione tibetana afferma che il Bardo dura quarantanove giorni, ma, in realtà la sua durata può essere molto variabile. 

 

S’indovina agevolmente perché questo viaggio si sia innestato in profondità nell’immaginario di un talento come Franco Battiato, morto il 18 maggio dell’anno scorso: già un anno senza un artista che è stato una delle voci più originali della musica leggera italiana degli ultimi cinquant’anni.

 

Nessuno può mai dubitare della genialità della musica del grande cantautore, ma non si possono dimenticare anche i temi altrettanto cari a Battiato come il cinema, il teatro, i libri, i molti viaggi compiuti, così come il suo interesse per la ricerca spirituale che è andata intensificandosi durante la sua intera vita. 

 

Alludendo al libro tibetano dei Morti, già con “Attraversando il Bardo” Franco Battiato ha lasciato il suo testamento spirituale, uno sguardo sull’Aldilà e sul significato della morte nelle culture occidentali e orientali. “Il successo come musicista mi ha permesso di rimanere isolato, dandomi la possibilità di lavorare sui miei difetti e sugli attaccamenti, in silenzio”, scrive Battiato. E il lavoro su se stesso è stato davvero intenso. Non è facile collocarlo, forse anche inopportuno.

 

Emerge, prepotente, la sua capacità di avere dubbi, il suo credere nel Vangelo cristiano e nella reincarnazione, la sperimentazione continua, non indolore. E in quel 2013 Franco Battiato decide che è il momento di indagare il rapporto con la morte, convinto che la morte fisica non è “reale”, perché la natura umana innata è al di là del tempo.  La sua visione coincide con la mistica orientale. “L’uomo è responsabile della sua nascita. È all’interno di un certo ciclo. È inutile dire che nasce dal nulla”, risponderà in occasione della presentazione del film “Niente è come sembra”, alla domanda se credeva in Dio.

 

Nel Bardo le fiamme non possono bruciare davvero, tutto è privo di sostanza. E’ illusione. Alla fine di novembre del 2013, quell’anno epifanico, Battiato, con l’atteggiamento di un viaggiatore che ritorna a casa, si reca in Nepal con una troupe. Li accompagna un monaco buddhista tibetano, il venerabile Massimo Stordi, conosciuto nel luglio del 2009, a Pomaia, borgo toscano nell’area di Pisa. inserito in una zona collinare e a pochi chilometri dal mare. Qui vive da oltre quarant’anni una comunità buddhista. In quei giorni era andata a fuoco la sede dell’Istituto Lama Tzong Khapa, straordinario punto d’incontro di culture ed esperienze spirituali, e l’artista aveva contribuito, con la sua generosità silenziosa, alla ricostruzione della struttura, dopo averne letto sui giornali e si era legato in un rapporto di grande amicizia a Stordi, responsabile del progetto Sangha Onlus.

“Era un ricercatore ad ampio spettro degli universi spirituali, si era avvicinato al buddhismo tibetano, parlavamo a lungo”, dice Stordi, che lo ritiene “un guru laico”. Sarà proprio Stordi ad aiutarlo a realizzare il viaggio in Nepal e il docufilm “Attraversando il Bardo”. “Mi colpiva questo suo viaggio spirituale, quasi unico – continua il venerabile Massimo Stordi -. La sua sperimentazione ha condotto a sintesi di grande spessore culturale e spirituale, evidenti nella sua ultima canzone, “Torneremo ancora”, e prima ancora in “Attraversando il Bardo”. Ci volevamo bene, avevamo un rapporto molto diretto, in una dialettica di assoluto rispetto reciproco. Mi raccontava delle sue meditazioni al mattino e delle varie esperienze che viveva e vedeva e, per quello che potevo, condividevo il mio punto di vista e i miei consigli.  Era uno scambio profondo e proficuo, mi manca tutto questo. La sua assenza fisica viene colmata dalla sua splendida produzione musicale. Ogni tanto ci si parla ancora.”

 

Di quei giorni in Nepal, Stordi ricorda che furono intensi. “Avevo organizzato il viaggio, quattro giorni nella Valle di Katmandu.  Franco avrebbe voluto incontrare Chatral Rinpoche, già guru radice del reggente del Tibet, Reting Rinpoche, che ha riconosciuto il 14° Dalai Lama come la reincarnazione del suo predecessore. Sicuramente aveva letto Compassionate Action e voleva poterlo intervistare per il suo docu-film. Quando siamo partiti per il Nepal, Chatral Rinpoche aveva 100 anni, anzi 101 secondo il calcolo dei tibetani considerando che la vita inizia dal concepimento. Mancava però il traduttore di Chandral Rinpoche, che parlava una lingua arcaica estremamente difficile da interpretare. L’incontro saltò, con rammarico di Franco.”

 

Abbiamo vissuto anni di amicizia e di studio. “Ci siamo recati a incontrare personalmente diverse volte Lama Monlam – prosegue Stordi -, un monaco anziano dalle notevoli qualità spirituali con il quale poteva avere un dialogo diretto. Altre volte invece consultavo dei Lama su alcuni temi a lui cari e poi gli riportavo il loro parere. Sua Santità il XVI Dalai Lama del Tibet, Tenzin Ghiatso, è invece colui dal quale ha ricevuto direttamente insegnamenti e trasmissioni spirituali.”  

 

Il 21 e il 22 ottobre 2016, il Dalai Lama arriva a Milano per una due giorni dedicata agli insegnamenti sul buddismo e Battiato è lì, alunno attento. Nella canzone “Testamento”, inclusa nell’album “Apriti Sesamo”, Franco Battiato canta “Lascio agli amici gli anni felici. Delle più audaci riflessioni”. E, con gli amici più cari, Battiato ha condiviso pure le battaglie. “Ci siamo visti qui a Pomaia diverse volte e condivideva con me le vicissitudini della realizzazione del monastero, che seguo dal 2004 quale responsabile. Scrisse al sindaco di allora per sottolinearne l’importanza per il nostro territorio e non solo”. La realizzazione dell’opera oggi è diventata concreta: a breve partirà la raccolta fondi, mente l’iter burocratico procede senza intoppi. 

 

“E’ venuta a mancare una persona di grande libertà, un tesoro per la Sicilia e per tutta l’Italia, una personalità che faceva vibrare tanti altri e che, fino all’ultimo, è stato un uomo in ricerca”, conclude Stordi.

 

Nell’esperienza di Franco Battiato storie, pensieri, idee, memorie di una vita intera s’intrecciano e incontrano le parole e i suoni, ma la spinta primaria alla creazione artistica per lui sarà sempre rappresentata dall’anelito a essere una “immagine divina”, per citare un suo celebre verso.

 

Ed era proprio questo a fare di Battiato un “essere impareggiabile”, come lo definisce Nadia Speciale, della Barbera&Partners, che ha curato il ritorno del Dalai Lama a Palermo nel 2017: “Ci sono esseri che, per il fatto stesso di essere vivi, elevano l’esistenza di chi ha modo di conoscerli. Franco era tra questi”, dice Nadia.  “Io sono buddhista da tanti anni, Franco apprezzava ma non è mai stato un buddhista.

 

Era un esempio vivente di spiritualità, intelligenza, humor, bontà d’animo e generosità. E per quell’umiltà che ti lasciava senza parole, ma anche per la sua capacità genuina di divertirsi e far divertire anche con battute spiritose che non ti saresti aspettata. Ovviamente lo ammiravo sconfinatamente per la sua arte sublime. Piango, addirittura, ascoltando alcuni suoi testi”.

Il ricordo di Nadia Speciale è legato a quelle volte in cui con Battiato ha assistito agli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama, Tenzin Ghiatso,  a Milano, ma anche quando a Palermo l’artista volle prendere parte all’inaugurazione del centro buddhista Muni Gyana, che si trova in una delle strutture confiscate alla mafia di Pizzo Sella, da cui si domina l’intera città. La villa ospita oggi, in un luogo silenzioso e accogliente, meditazioni e insegnamenti, conferenze, gruppi di studio e dà vita ad una serie di attività sociali e culturali di servizio alla città. 

 

“Altre caratteristiche di Franco? Era una persona semplice, spontanea, gentile, con uno sconfinato amore per quella sua casa di Milo. Gli piacevano la convivialità raffinata, le conversazioni brillanti. Non amava il conflitto rissoso e giudicante, l’invadenza. E aveva un enorme legame con la natura, la terra, gli animali. “Una volta, eravamo a pranzo a Mondello, un cane che pietiva gli avanzi si avvicina a Franco, che lo imbocca. Nessun guaito, nessun rumore, solo il gesto di cibare e cibarsi. E, repentinamente, il cane appena imboccato si allontana. Una scena che mi ha messo i brividi.”

Crediti:

 

– Franco e Ven. Massimo Stordi (seduti che parlano) scattata al Teatro Goldoni di Livorno a giugno 2014 in occasione della presentazione del docufilm “Attraversando il Bardo” di Franco Battiato. Crediti Piero Sirianni

 

– Franco Battiato da solo – Pomaia, in collina del Monastero in occasione della visita del Dalai Lama durante l’evento organizzato dalla Sangha Onlus il 13 giugno 2014. Come si nota dalla foto Franco ha il cordino dell’evento al collo con la scritta Pomaia – Livorno 2014. Crediti FilmPro

 

– Le due foto di Franco Battiato e il Ven. Massimo Stordi, in collina per conoscere l’area dove si realizzerà il monastero (gennaio 2012). Crediti Damiana Fili

 

– Franco Battiato, Ven. Massimo Stordi, Massimiliano Pollina regista del documentario “Attraversando il Bardo” di Franco Battiato. Kathmandu, 2013. Crediti Ivan D’Alì

Per il film Battiato si è avvalso della consulenza di Massimo per l’organizzazione (testi, appuntamenti con i Maestri, aspetti logistici e viaggi) e la traduzione. Insieme hanno viaggiato tra la Sicilia e il Nepal condividendo questa esperienza spirituale. 

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